L'europeizzazione delle risorse energetiche
Osservatorio UE

25 giugno 2022
Di Simone Biggio
Con l’invasione russa dell’Ucraina iniziata nel febbraio 2022 è scoppiata una profonda crisi energetica nel territorio dell’Unione Europea, causata dalle sanzioni economiche imposte alla Russia e dal conseguente aumento dei prezzi dell’energia, il gas in particolare, per gli acquirenti europei. Quest’ultimo ha assunto una rilevanza fondamentale, infatti, con l’elezione alla presidenza della Commissione Europea di Ursula Von Der Leyen e la promulgazione del Green Deal nel dicembre 2019. L’Unione ha così avviato un rinnovamento della sua politica energetica verso un’energia più sostenibile e meno dipendente dall’approvvigionamento estero. In questo contesto, il gas avrebbe dovuto fungere da fonte energetica “ponte” per traghettare il sistema economico europeo verso un approvvigionamento energetico ad emissioni zero[1]. Tuttavia, l’aumento attuale dei prezzi del gas e il rischio di mancato adempimento dei contratti esistenti minaccia i progetti europei di transizione verde. Una soluzione che potrebbe alleviare la crisi e portare l’Unione sulla strada dell’autosufficienza energetica consisterebbe nella messa in comune dei costi e della gestione delle risorse energetiche degli Stati Membri. Questo esperimento politico innovativo si basa sull’accelerazione del processo di europeizzazione della politica energetica[2] e sul contestuale rafforzamento delle capacità di produzione energetica europee, così da poter diminuire l’importazione energetica da Paesi Terzi.
La Dipendenza dall’Energia Russa
I presupposti per una crisi energetica erano già evidenti dieci anni fa, quando la Russia aveva mostrato la sua volontà espansionistica verso l’Europa Centrale con l’invasione della Crimea[3] nella primavera del 2014. Tuttavia, l’Europa (in particolare la Germania), attratta dai prezzi vantaggiosi del gas russo estratto nel circolo polare artico e mossa dalla convinzione che stipulare accordi commerciali con la Russia avrebbe costituito una garanzia per la pace, aveva nonostante ciò avviato una partnership commerciale con la Russia, come testimoniato da importanti progetti di trasporto del gas: la Rotta del Mare del Nord (NSR)[4], il Corridoio Artico[5] e il progetto Nord Stream 2[6]. Tuttavia, oggi è evidente che l’UE non potrà più contare su un rapporto commerciale stabile[7] col vicino russo; un fatto senza precedenti che segna una profonda rottura col passato, quando la Russia era considerata un partner commerciale affidabile nel settore dell’energia, anche durante la Guerra Fredda. Inoltre, la soluzione green proposta dalla Commissione è ancora ben lontana dall’essere raggiunta e gli Stati Membri sono stati costretti a correre ai ripari, addirittura ipotizzando di riabilitare vecchie centrali di carbone[8] o continuando ad investire su energia derivante da combustibili fossili, come il Gas Naturale Liquefatto (GNL) statunitense e africano: un colossale dietro-front rispetto a quella volontà di cambiamento al centro della politica dell’UE.
L’Evoluzione del Sistema Energetico Europeo
Negli ultimi anni, l’evoluzione del sistema energetico europeo è stata influenzata dalla progressiva europeizzazione della politica energetica. Infatti, a partire dai primi anni Novanta, le istituzioni europee hanno progressivamente accresciuto la loro attenzione verso il settore dell’energia e sono riuscite a espandere le loro competenze in un ambito che storicamente era appannaggio quasi esclusivo dei decisori politici nazionali. Nel corso degli anni è perciò emersa una vera e propria politica energetica dell’Unione europea, che si pone come obiettivo primario quello di garantire ai cittadini e alle imprese europee un’energia economicamente competitiva, sostenibile dal punto di vista ambientale e sicura per quanto riguarda l’adeguatezza e la continuità delle forniture[9].
Il processo di europeizzazione della politica energetica inizia con la firma dei Trattati di Lisbona. Il fondamento giuridico della politica energetica europea risiede nell’art. 4 del TFUE, in base al quale l’energia rientra nelle competenze concorrenti tra l’UE e gli Stati Membri, e nell’art. 194 del TFUE, secondo cui il Parlamento europeo e il Consiglio dell’UE, deliberando in ottemperanza alla procedura legislativa ordinaria e previa consultazione del Comitato Economico e Sociale e del Comitato delle Regioni, stabiliscono le misure necessarie per conseguire gli obiettivi. Tuttavia, tali misure non incidono sul diritto di uno Stato Membro di determinare le condizioni di utilizzo delle sue fonti energetiche, sulla scelta tra varie fonti energetiche e sulla struttura generale del suo approvvigionamento energetico. Dunque, la gestione dell’energia rimane ancora fortemente dipendente dalla volontà politica degli Stati e difficilmente uniformabile a livello europeo, determinando una differenziazione della tipologia delle fonti energetiche, dei loro costi di produzione e di vendita.
Il Percorso verso l’Unione Energetica
Nonostante la gestione dell’energia rimanga ancora dipendente dagli Stati Membri, esiste una clausola, rappresentata dalla lettera c, art. 194 del TFUE, secondo cui il Consiglio dell’UE, deliberando all’unanimità, può adottare misure aventi una sensibile incidenza sulla scelta di uno Stato Membro tra diverse fonti di energia e sulla struttura generale dell’approvvigionamento energetico del medesimo. Sulla base di questa postilla si potrebbe costituire la legittimità giuridica che permetterebbe di avviare un’intensificazione del peso delle istituzioni europee sulla politica energetica senza dover necessariamente modificare i trattati. Infatti, il Consiglio, anche in virtù dell’attuale crisi energetica, potrebbe adottare una misura per mettere in comune le risorse energetiche di ciascuno Stato Membro, in modo da creare un Bacino Energetico Europeo gestito direttamente a livello centrale, da Bruxelles. In un tale contesto, la Commissione Europea, attraverso la DG Energia, gestirebbe gli aspetti del fabbisogno energetico e dell’efficienza energetica europea, elaborando dei regolamenti e delle direttive comuni da seguire e gestendo gli scambi commerciali con i paesi terzi fornitori di energia. Gli Stati Membri, sgravati dal peso della gestione del fabbisogno energetico, potrebbero incrementare l’utilizzo delle fonti rinnovabili con l’obiettivo di contribuire alla creazione di energia made in Europe e, allo stesso tempo, investire nella ricerca per affinare le tecniche di produzione, trasporto e conservazione dell’energia verde. La politica energetica europea potrebbe essere gestita in maniera simile alla politica di coesione, ovvero verrebbe inserita come voce assestante nel Quadro Finanziario Pluriennale e finanziata dai contributi degli Stati Membri. Quindi, i fondi della politica europea avrebbero un duplice scopo: assicurare la ripartizione dell’energia in base al fabbisogno di ciascuno Stato e finanziare la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo di impianti energetici che possano creare le condizioni per un’autosufficienza energetica europea di lungo periodo. In uno scenario simile, l’energia nucleare francese, ad esempio, non sarebbe più una produzione esclusiva della Francia, ma si configurerebbe come una produzione di energia europea e andrebbe a sommarsi alle altre tipologie di energia prodotte dagli altri Stati Membri, all’interno del Bacino Energetico Comune, gestito e regolamentato direttamente dall’UE. Questa misura speciale costituirebbe un primo passo verso una reale politica energetica comune, gestita innanzitutto dalle istituzioni europee in collaborazione con gli Stati Membri. Di conseguenza tutta la filiera dell’energia europea, dalla sua produzione, all’abbattimento dei costi e al consumo per ciascuno Stato Membro verrebbe gestita da Bruxelles. Una gestione centrale dell’energia permetterebbe anche a ciascuno Stato di specializzarsi su un’unica fonte di energia, senza doversi preoccupare di finanziare l’approvvigionamento energetico nazionale, che risulterebbe garantito a livello centrale anche in termini di garanzie economico-fiscali.
I Vantaggi e le Criticità del Bacino Energetico Europeo
Questo nuovo assetto energetico europeo consentirebbe più vantaggi su diversi fronti. In primo luogo, una maggiore differenziazione delle fonti energetiche a seconda del clima e del livello tecnologico di ciascuno Stato (per esempio gli Stati più soleggiati potrebbero investire maggiormente nell’energia solare). In secondo luogo, l’unione delle produzioni energetiche degli Stati Europei garantirebbe una cospicua produzione energetica domestica, che ridurrebbe la dipendenza dai paesi terzi. Inoltre, i costi di produzione, di gestione e di investimento in nuove tecnologie verrebbero spalmati su tutti gli Stati Membri permettendo così una ricerca più efficiente nel campo delle energie rinnovabili. Infine, l’uniformità energetica garantirebbe ai cittadini europei una parità di condizioni di accesso all’energia. Un importante aspetto negativo, nel breve periodo, potrebbe essere costituito dalle serie ripercussioni sulle singole economie degli Stati Membri, che oggi intrattengono scambi commerciali nel settore energetico che fruttano milioni di euro. Tuttavia, è da considerare la probabilità che gli Stati Membri si oppongano ad una cessione di potere alle istituzioni europee in un settore chiave come quello dell’energia; infatti, molto analisti sostengono che una spinta verso un’integrazione europea più forte nel settore dell’energia potrebbe non essere la soluzione più desiderabile in un primo momento[10]. L’Unione Europea è un sistema in costante oscillazione tra intergovernamentalismo e integrazione; perciò, qualsiasi evoluzione verso una delle due direzioni risulta sempre lenta e complicata, come nel caso della politica estera. Tuttavia, se l’UE vuole affermarsi nel contesto globale odierno, cercando una sua autonomia rispetto alle superpotenze, Russia e Stati Uniti soprattutto, che ne influenzano la politica, deve avere il coraggio di evolversi e incentivare il processo di integrazione che ha costituito la sua stessa nascita. La crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina può essere un’importante occasione per accelerare questa integrazione, come dimostrato dalle parole di Roberta Metsola, Presidentessa del Parlamento Europeo, che ha affermato la necessità di sfruttare questa crisi per creare un’Unione dell’Energia tra i 27 Stati membri[11]. In questo senso, un piccolo passo verso una politica energetica europea è stato fatto recentemente dalla Presidentessa della Commissione Europea, con la presentazione del nuovo piano per l’indipendenza energetica europea, denominato Repower EU[12].
[1] UNCTAD (2018), Cleaner Gas Could Bridge Transition To Greener Energy, Experts Say,
https://unctad.org/news/cleaner-gas-could-bridge-transition-greener-energy-experts-say
[2] Kerstin T. (2015), Europeanization of Energy and Climate Policy: The Struggle Between Competing Ideas of Coordinating Energy Transitions, The Journal of Environment & Development, Vol. 24, No. 3, p. 268.
[3] Il Post (2022), L’ultima Volta Che La Russia Invase l’Ucraina,
https://www.ilpost.it/2022/02/17/russia-ucraina-invasione-crimea/
[4] L.G. (2018), What Is The Northern Sea Route?, The Economist, https://www.economist.com/the-economist-explains/2018/09/24/what-is-the-northern-sea-route
[5] Sito Ufficiale del Progetto “Corridoio Artico”, https://arcticcorridor.fi
[6] VOA News (2022), EXPLAINER: What Is The Nord Stream 2 Gas Pipeline?, https://www.voanews.com/a/explainer-what-is-the-nord-stream-2-gas-pipeline-/6454322.html
[7] Bellomo S. (2022), Gazprom Chiude il Gas a Polonia e Bulgaria. Germania verso l’addio al Petrolio Russo, Il Sole24Ore, https://www.ilsole24ore.com/art/gazprom-chiude-gas-polonia-e-bulgaria-germania-l-addio-petrolio-russo-AE8OIRUB
[8] Madeddu D. (2022), Emergenza energia, in Italia 7 centrali a carbone pronte a ripartire, Il Sole24Ore, https://www.ilsole24ore.com/art/emergenza-energia-italia-7-centrali-carbone-pronte-ripartire-AEgiMSGB
[9] Verda M. (2014), Energia e geopolitica – gli attori e le tendenze del prossimo decennio, ISPI, p.38.
[10] Strunz S., Gawel E., Lehmann P. (2014), Towards a general “Europeanization” of EU Member States’ energy policies?, UFZ Discussion Paper, No. 17/2014, Helmholtz-Zentrum für Umweltforschung (UFZ), Leipzig.
[11] Maarad B. (2022), Metsola All’agi: Il Nostro Futuro È In Pericolo, Cogliamo L’occasione Per Creare Un’europa Dell’energia, Agenzia Giornalistica Italia (AGI), https://www.agi.it/estero/news/2022-05-09/intervista-esclusiva-roberta-metsola-guerra-ucraina-russia-16663582/
[12] Daniele L. (2022), Accelerazione ecologica: Il nuovo piano energetico dell’Ue per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili russe, Linkiesta, https://www.linkiesta.it/2022/05/repower-eu-energia-europa/