La nuova postura francese nel Golfo: tra sicurezza energetica e diplomazia
Osservatorio UE

30 novembre 2022
Di Emanuele Volpini
La guerra in Ucraina ha mostrato come i Paesi membri dell’Unione Europea siano ancora lontani dal trovare una linea comune in materie di estrema importanza, come politica estera e comparto energetico. Nel primo caso, i governi europei hanno agito in maniera del tutto disallineata. Coloro che si trovano vicino al fronte – Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia – e che storicamente sono i più solidali con la causa ucraina, hanno da subito espresso il loro sostegno e supporto incondizionato a Kiev, ribadendo che le azioni condotte da Mosca siano inaccettabili e imperdonabili. Invece, tra i fautori di una risoluzione diplomatica, vi è fin dal principio la Francia. Nelle prime fasi del conflitto ucraino il Presidente francese Emmanuel Macron ha cercato di essere il principale mediatore tra i due contendenti. Ancor prima dello scoppio delle ostilità, Macron aveva voluto considerarsi il mediatore ideale per la de-escalation delle tensioni tra Ucraina e Russia. Successivamente all’invasione, avvenuta il 24 febbraio, il Presidente francese ha più volte cercato, sia telefonicamente sia di persona, di trovare una via diplomatica con la controparte del Cremlino [1]. Tuttavia, nonostante gli sforzi compiuti dall’inquilino dell’Eliseo, i tentativi francesi di trovare una soluzione pacifica alla guerra sono stati finora vani.
I Paesi dell’Europa occidentale hanno comunque condannato l’invasione russa e dato supporto militare ed economico a Kiev, pur tuttavia mostrando riserve sulle politiche da attuare contro Mosca per quanto riguarda il comparto energetico, settore in cui i Paesi europei sono fortemente dipendenti dalle forniture russe. Anche in questo caso, la linea adottata non è stata comune: i singoli governi hanno cercato di correre ai ripari anteponendo ad altre considerazioni gli interessi nazionali. L’Italia ha sostituito, sulla carta, le forniture russe con quelle algerine; la Germania, cercando di rendersi indipendente a livello energetico, ha approvato la riaccensione di alcuni impianti a carbone; la Francia, la cui dipendenza dall’approvvigionamento russo è sempre stata nella media, ha trovato nuovi partner nell’area mediorientale.
All’indomani delle elezioni presidenziali che hanno visto la riconferma di Macron, infatti, il Presidente francese ha dato il via a una serie di colloqui e accordi con alcuni importanti attori del Medio Oriente. L’attenzione di Parigi si è rivolta alla regione del Golfo, ed in particolare verso Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. L’Eliseo ha ottimi rapporti con gli emiratini, con cui collabora fin dalla loro indipendenza nel 1971. Per quanto riguarda il regno saudita, Macron ha recentemente condotto iniziative volte a distendere i rapporti, a partire dall’opera di mediazione effettuata durante la Prima Conferenza di Baghdad del settembre 2021.
Queste decisioni hanno sottolineato il sempre più dinamico ruolo francese nel quadrante mediorientale, complice anche il ritiro progressivo degli Stati Uniti negli ultimi anni. La duplice direttrice intrapresa da Parigi, sul piano energetico e su quello diplomatico, potrebbe riservare indubbi benefici nell’immediato ma, tuttavia, potrebbero trasformarsi in questioni spinose nel medio e lungo termine, sia per gli alleati storici francesi, sia con i membri dell’Unione Europea.
La questione energetica
Con lo scoppio del conflitto in Ucraina, la questione energetica è diventata il principale tema di dibattito all’interno dei singoli Paesi dell’Unione Europea. La Francia, a dicembre 2021, importava il 24% del proprio gas, il 9% del proprio petrolio e il 26% del proprio carbone dalla Russia [2]. Nonostante il principale fornitore di gas rimanga quindi la Norvegia, dalla quale importa il 35% del fabbisogno nazionale, Parigi ha deciso di tagliare definitivamente l’approvvigionamento russo, come ribadito questa estate anche dal Ministro delle Finanze Bruno Le Maire [3]. In quest’ottica, a metà luglio il Presidente Macron ha accolto all’Eliseo il neopresidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed bin Zayed Al-Nahyan con il quale ha stipulato diversi accordi bilaterali: i comparti interessati sono stati i trasporti e, naturalmente, l’energia. Parigi ha ratificato gli accordi per l’importazione di gas e petrolio dal Golfo per diversificare i propri approvvigionamenti e cercare di rafforzare i propri rapporti bilaterali con gli attori del quadrante. Infatti, già nel 2019 il volume dell’export emiratino verso la Francia aveva raggiunto la cifra di 1.5 miliardi di euro nel comparto energetico [4]. Le manovre dell’Eliseo hanno quindi permesso il rafforzamento della posizione francese nella regione in un momento storico in cui gli attori locali stanno sperimentando una fase di parziale autonomia in materia di politica estera ed energetica, derivante in parte dal ritiro parziale statunitense e dalle fratture presenti nel rapporto tra il Presidente statunitense Biden e il Principe saudita Mohammed bin Salman.
L’attivismo in politica estera
Il progressivo ritiro dal Medio Oriente da parte degli Stati Uniti ha lasciato un vuoto politico come mai si era visto nella recente storia della regione. Se da una parte questo rappresenta un’occasione unica per gli attori locali di intraprendere una nuova fase nella politica estera regionale e non solo, lo stesso vale per altri attori della comunità internazionale che intravedono nel quadrante opportunità di sviluppo e crescita tramite partnership di natura energetica, militare e politica. Tra i Paesi europei, la Francia ha da subito colto l’occasione per cominciare a rafforzare il proprio ruolo di “middle power“, proponendosi come un’alternativa credibile sia a Washington sia a Pechino, non essendo coinvolta in quella che viene definita in relazioni internazionali la “Great Power competition“.
Anche in questo caso, il dinamismo francese e il suo relativo successo non sono improvvisati. Già dal settembre 2021, Macron aveva dimostrato come la Francia volesse creare uno scenario regionale in cui i diversi attori potevano collaborare, tramite la mediazione francese, per la creazione di una stabilità che mai era stata raggiunta in questi decenni di egemonia, diretta e indiretta, di Washington. Un tassello fondamentale in questo percorso è stata la conferenza di Baghdad, alla quale hanno partecipato i principali attori regionali e che ha visto la distensione nei rapporti anche tra Paesi che storicamente erano rivali (si veda l’inizio dei colloqui tra Arabia Saudita e Iran).
L’orientamento della politica estera dell’Eliseo ha premiato, come già detto, il rapporto con gli Emirati Arabi Uniti: oltre, infatti, agli accordi legati al comparto energetico, Parigi ha firmato collaborazioni sia nell’ambito della difesa, tramite fornitura di 80 caccia francesi Rafale [5] per una cifra di 15 miliardi di euro, sia in ambito politico. Entrambi i Paesi osteggiano profondamente l’avanzata dell’Islam politico della Fratellanza Musulmana, elemento che ha portato appunto Parigi a sostenere determinati attori nel quadrante del Golfo e i loro interessi. Tra questi, rientra anche la corona saudita, con la quale la Francia ha recentemente disteso i rapporti diplomatici dopo l’affaire Khashoggi [6]. Questa distensione ha condotto il Principe Mohammed bin Salman a visitare l’Eliseo alla fine di luglio durante il suo primo viaggio ufficiale in territorio europeo.
Vantaggi e svantaggi della nuova postura francese
Il dinamismo del governo francese ha dunque portato il Paese ad essere un attore sempre più credibile in uno scenario estremamente dinamico e in continuo mutamento, complice la crisi in Ucraina che ha ridefinito alcune alleanze storiche e il progressivo ritiro statunitense dalla regione. In ambito energetico, invece, la decisione di Parigi di muoversi autonomamente rispecchia l’incertezza e la mancanza di compattezza dei Paesi dell’Unione Europea. A più di sei mesi di distanza dallo scoppio del conflitto tra Mosca e Kiev, i Paesi europei hanno dimostrato come la voce dell’Unione sia lontana dal raggiungimento della coesione e dell’unità di intenti. La Francia ha deciso, in maniera pragmatica, di sfruttare un’occasione irripetibile, favorita dal momentaneo ritiro americano e dallo stallo della politica estera cinese. Storicamente, questo dinamismo richiama la presidenza de Gaulle, quando il Generale cercava di insinuarsi nella lotta tra le superpotenze della Guerra Fredda candidandosi ad attore alternativo e credibile su cui fare affidamento.
Nel breve periodo, le scelte di Macron potrebbero giovare al Paese, anche perché la crisi energetica rappresenta il primo banco di prova per la nuova compagine di governo, e una pronta risposta in questo campo potrebbe mascherare il fallimento della diplomazia francese nell’essere protagonista della ricerca di una soluzione pacifica al conflitto ucraino.
Tuttavia, nel lungo termine, questo attivismo potrebbe ripercuotersi sull’immagine e sulla percezione che sia i Paesi europei sia gli Stati Uniti hanno della Francia. Infatti, nonostante l’Unione Europea non abbia una politica estera ed energetica comune, la decisione di riavvicinarsi alla corona saudita potrebbe nuocere all’Eliseo; mentre la mossa opportunista di colmare alla prima occasione utile il vuoto lasciato Washington potrebbe risultare in un raffreddamento nelle relazioni con gli Stati Uniti.
Note
[1] James Snell, “Macron’s enduring devotion to mediocre mediation”, Politico, 13 giugno 2022. shorturl.at/dhpU8
[2] Ines Bouacida, Muriella Gagnebin, Andreas Rudinger, “Breaking dependency on Russian gas: perspective from France and Germany”, IDDRI, 12 maggio 2022. shorturl.at/MQUV9
[3] Alison Williams, William Maclean, “France prepares fort total cutoff of Russian gas”, Reuters, 10 luglio 2022. shorturl.at/eiqO3
[4] Barbara Surk, Masha Macpherson, “France, United Arab Emirates sign deal on energy cooperation amid potential Russian shutdown”, PBS, 18 luglio 2022. shorturl.at/dnU29
[5] ibidem.
[6] “Il rapporto degli Stati Uniti sull’uccisione di Jamal Khashoggi”, Il Post, 26 febbraio 2021. shorturl.at/qwBEW
Sitografia di riferimento
https://iari.site/2022/04/14/strategie-francesi-nel-mediterraneo-post-guerra-fredda/
https://www.affarinternazionali.it/una-nuova-fase-per-le-relazioni-tra-europa-e-medio-oriente/
https://www.pbs.org/newshour/world/france-united-arab-emirates-sign-deal-on-energy-cooperation
https://formiche.net/2022/07/macron-bin-salman/
https://agsiw.org/macrons-midsummer-rendezvous-france-gulf-ties-take-center-stage/
https://www.statista.com/chart/26768/dependence-on-russian-gas-by-european-country/
https://www.politico.eu/article/emmanuel-macron-mediocre-mediation-ukraine-russia/