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La guerra in Ucraina dalla prospettiva mediorientale

CSI BULLETTIN

17 luglio 2022

A cura di Ludovica Radici

Nella notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio, quando il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato l’invasione militare dell’Ucraina, tutto il mondo è stato colto di sorpresa. Con la scusa di voler intervenire nelle due autoproclamate repubbliche separatiste del Donbass, di Donetsk (Dpr) e Lugansk (Lpr), Mosca ha avviato le operazioni militari sul territorio ucraino, sancendo l’inizio di quello che è stato definito il più grande conflitto militare in Europa dai tempi della seconda guerra mondiale.

Dopo gli attacchi, il governo ucraino guidato dal presidente Volodymyr Zelensky ha rivolto  un messaggio sia alla popolazione russa, chiedendo loro di opporsi alla guerra decisa da Putin, sia alla popolazione ucraina, invitandoli a rimanere a casa. Successivamente, nel Paese è stata introdotta la legge marziale, e, ad oggi, le vittime del conflitto sono più di 4.000.

La reazione della comunità occidentale allo scoppio del conflitto è stata unanime: dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, al cancelliere tedesco Olaf Scholz, sono arrivate le condanne all’invasione decisa da Mosca. Il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha dichiarato che il conflitto deve fermarsi immediatamente, e anche il governo Draghi ha condannato l’attacco russo all’Ucraina come “ingiustificato e ingiustificabile”, esprimendo la vicinanza dell’Italia al popolo e alle istituzioni ucraine, dichiarando inoltre l’intenzione degli alleati europei e della Nato di rispondere immediatamente.

Qual è stata, però, la risposta dei Paesi mediorientali di fronte a questa crisi? Nei primi giorni dopo lo scoppio della guerra, la maggior parte dei Paesi del Medio Oriente non ha rilasciato alcuna dichiarazione che facesse pensare ad una presa di posizione. Con l’eccezione della Turchia, che ha prima definito “inaccettabile” l’invasione russa delle repubbliche di Donetsk e Luhansk, e  ha poi venduto droni all’Ucraina. Nella prima fase della guerra non si sono registrate particolari comunicazioni nella regione mediorientale, atteggiamento definito dall’Orient-Le Jour come “un silenzio strategico che mette in luce una volontà di mantenere la neutralità tra Washington e Mosca”.

Per quanto riguarda i governi arabi, la maggior parte mantiene tradizionalmente relazioni più forti con gli Stati Uniti piuttosto che con la Russia, ma negli ultimi tempi quest’ultima è diventata un partner commerciale e militare alquanto importante nella regione. Sia la Russia che l’Ucraina, inoltre, sono fornitori di grano fondamentali per Europa, Africa e Medio Oriente, e il quotidiano panarabo Al Araby al Jadeed aveva già avvertito a marzo che, mentre i Paesi del Golfo sono in qualche modo protetti da surplus fiscali, altri Paesi dell’area MENA, tra i quali l’Egitto e il Libano, sono resi molto vulnerabili da questa crisi, a causa della loro dipendenza  dall’importazione di grano: solo nel 2019, l’Egitto ha comprato l’80% del suo grano dalla Russia e dall’Ucraina. Il Libano, d’altro canto, ha fatto sapere al momento dell’invasione russa in Ucraina che le sue riserve di grano sarebbero durate solamente un altro mese, e che avrebbe dovuto aumentare in maniera consistente la produzione interna. In Algeria, la paura di rimanere senza grano dopo la fine del 2022 ha addirittura spinto il Paese a riammettere importazioni francesi, dopo che il Paese nordafricano li aveva sospesi in seguito al sanguinoso periodo di colonizzazione francese. Nel frattempo, la Tunisia ha dichiarato di non sapere se avrà abbastanza pane per l’estate, mentre il Marocco ha deciso di incrementare notevolmente le sue importazioni di grano, dopo essere stato colpito da una siccità che non vedeva da trent’anni.

Tuttavia, secondo il quotidiano online Raseef22 potrebbe esserci un risvolto positivo per un’altra area del mondo arabo, quella dei Paesi del Golfo, che potrebbero prendere il posto della Russia nel mercato energetico, approfittando dell’aumento dei prezzi del gas. Per motivi di cooperazione energetica, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita si sono dimostrati piuttosto cauti a prendere le distanze dalla Russia, nonostante siano entrambi alleati degli Stati Uniti da tempo. Inoltre, gli Emirati Arabi Uniti hanno  assunto la presidenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che li ha portati a votare a favore di una risoluzione delle Nazioni Unite che condannava la Russia davanti all’Assemblea Generale, dopo essersi  astenuti dal condannare l’invasione russa in una risoluzione presentata precedentemente al Consiglio di sicurezza, le cui decisioni sono più importanti rispetto a quelle dell’Assemblea Generale.

Tra i  Paesi arabi solo la Libia, attraverso il suo governo ufficiale, e il Libano hanno espresso un chiaro sostegno ufficiale all’Ucraina. L’Egitto, la Giordania, il Qatar e il Kuwait, invece, si sono limitati ad un timido appello per cercare “soluzioni diplomatiche”. Se le diverse situazioni di economia interna in ciascun Paese hanno sicuramente inciso sulla varietà di posizioni prese dai Paesi mediorientali alla guerra in Ucraina, è anche vero che questo avvenimento conferma come in questa zona del mondo, specialmente per quanto riguarda i Paesi arabi, le relazioni con Paesi terzi non siano poi così compatte.